Da oggi Google ha iniziato a rimuovere i risultati di ricerca in osservanza della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha riconosciuto il diritto all’oblio degli utenti, secondo quanto riporta un articolo del Wall Street Journal. Al momento la compagnia non ha commentato ma ha solo confermato l’accuratezza della notizia.
Nel maggio 2014, la Corte aveva ordinato a Google di cancellare i link relativi alle pagine web nei casi in cui l’informazione fosse stata considerata “inadeguata” o “irrilevante”. Dopo tale pronuncia gli utenti “danneggiati” dai risultati del motore di ricerca avevano inviato più di 41.000 richieste.
Già nei giorni scorsi, secondo quanto riporta il New York Times, Google ha iniziato a comunicare ad alcuni utenti europei lo stato di avanzamento della pratica e i tempi brevi per la “cancellazione”. Tempi che sono stati rispettati, a quanto sembra, e che potrebbero confermare l’efficacia del processo di rimozione messo in atto dalla società.
L’iter, infatti, prevede la valutazione da parte di un team interno, guidato dall’ufficio legale dell’azienda californiana, di ogni richiesta pervenuta all’azienda e la congruità della domanda con il contenuto della sentenza della Corte europea del 13 maggio scorso.
Il 30 maggio Google aveva messo online il modulo da compilare per la richiesta di cancellazione dal motore di ricerca: modulo che contemplava richieste da parte di cittadini europei, provenienti dai 28 paesi dell’Ue, e nazioni limitrofe come Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein.
I denuncianti, per completare la documentazione, devono fornire il proprio nome e l’indirizzo e-mail, il nome della persona presente nei risultati di ricerca interessati e un elenco di ogni URL che si desidera rimuovere.
La parte delicata del modulo riguarda però la spiegazione del denunciante circa le motivazioni della cancellazione, visto che Google, secondo la sentenza UE, è tenuta a rimuovere informazioni “inadeguate, non pertinenti o eccedenti rispetto alle finalità per le quali sono state elaborate”.
Una sezione, insomma, che si presta a differenti letture.
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